Floriano De Santi - brunorinaldi

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Floriano De Santi

le stampe

L'INQUIETANTE METAFORA DELLA REALTA' NELLE" TAVOLE DELLA MEMORIA" DI BRUNO RINALDI


La Resistenza ha riproposto l’uomo nel vivo di un processo in cui egli potesse divenire arbitro del proprio futuro. Alle attese non hanno certo corrisposto i risultati: chè l’Italia uscita dalla guerra non è stata propriamente quella per cui ci si era battuti nella clandestinita’ e sulle montagne .E tuttavia nel contrasto tra i diversi gruppi sociali, qualcosa d’importante nella direzione della democrazia progressiva e della partecipazione, era stato conquistato. Il rivoluzionamento dello status sociale e umano non poteva non coinvolgere quelli cui la borghesia aveva delegato , nella separatezza e nella subordinazione, la produzione culturale ed estetica : gli artisti, gli scrittori ,gli  intellettuali in genere. Cosi ’,dopo un interregno plurisecolare, prima è descritta la realtà tragica di quegli anni; poi  con il supporto delle riflessioni Gramsciane, ne esce ridefinita la figura stessa dell’intellettuale, che ha ora da essere organico e funzionale al popolo. Altrimenti detto, è il primo tentativo che si abbia da noi per superare la divisione sociale del lavoro ( astratto e concreto, tra intellettuale e manuale) , nella prospettiva di una rifondazione della cultura che è anche soprattutto ricerca di una nuova moralità politica e lotta per una diversa società Ancora oggi un serio bilancio del dopoguerra è tutto da fare. Resta però quell’attenzione, qualitativamente  diversa , nei riguardi dell’uomo. Restano i valori dell’umanesimo resistenziale, lontani dalla riduttività accademica e meramente culturale e intrinseci di contro al complessivo processo di rinnovamento della società: legati intimamente alle lotte e alle posizioni del movimento operaio. Non è cosa di poco conto, anche a considerare i successivi sviluppi. Con il fenomeno resistenziale e con le battaglie del dopoguerra il popolo italiano ha in qualche modo avviato il suo secondo e autentico Risorgimento, e posto le basi per quella emancipazione della classe operaia, che significasse il riscatto di tutti dall’alienazione borghese e dalla mercificazione. La partita è indubbiamente ancora aperta. Con la Resistenza l’uomo è stato riportato al centro della storia .Adesso, la suite incisoria “ Tavole della memoria” che  Rinaldi  ha disegnato per il cinquantesimo anniversario della Liberazione, vuole servire allo stesso scopo. Si muove cioè l’artista in quella ottica medesima che ha portato a combattere per una società a misura d’uomo Non c’è foglio di Rinaldi  nel quale la nostra realtà di oggi non sia attraversata dall’ombra minacciosa di quella che è stata la nostra realtà di ieri. Egli agita davanti ai nostri occhi l’eventualità che, sotto forme diverse eppure simili nella sostanza, la storia possa ripetersi. E’ per questo che il preciso meccanismo delle sue contrapposizioni di immagine ad immagine ci raggiunge con il nitore d’uno specchio cui sia affidata l’espressione della sua Koinè grafica, che ha la capacità di far coincidere il dinamismo della fantasia a quello del pensiero: la capacità di prendere a ”tenaglia” tra l’una e l’altro, il reale. Le immagini di Rinaldi ci paiono sempre cariche di un tempo vero che è la lacerazione del presente scenico attuale. I suoi oggetti – libri , vecchie cornici, ceste – non posano di fronte all’obbiettivo e non sono neppure delle occasioni poetiche scelte per concertare degli spazi decorativi .Nelle  composizioni ove essi appaiono vi è un ritmo lungo che fa pensare , se vogliamo servirci del linguaggio cinematografico, più ad una sequenza che ad un fotogramma, con un soffio di speranza quasi impercettibile che lo attraversa. Rispetto alle esperienze pittoriche e grafiche precedenti, a me sembra che Rinaldi abbia compiuto- negli ultimissimi anni , con eccezionale capacità – un duplice sforzo : di stringere, per cosi dire, un modo incalzante, preciso, inequivocabile, i propri temi drammatici legati alla Resistenza, e al tempo stesso dilatarli in una più vasta dimensione, di proiettarli in uno spazio- tempo più lungo non solo al di là della cronaca, ma al di là della contingenza storica .Questa dilatazione, questa più vasta proiezione, sono alimentate dai dati permanenti dell’intelligenza e del carattere dell’artista bresciano: un taglio intransigente e severo, una disposizione non accomodante, ma senza moralismo predicatorio e astratto. E’ insomma , un gusto di vedere le cose più che su un pessimismo predeterminato – come talvolta  a qualcuno è sembrato – sul filo della loro oggettività Wahrheil  (verità) , del senso reale che da esso si sprigiona cosi come l’aveva inteso Brecht.


 
 
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